L'individuo prima dello Stato
- Luigi Carrabba
- 13 mar
- Tempo di lettura: 3 min
La serparazione delle carriere dei magistrati. Una riforma che da troppo tempo aspettiamo.
“Un sistema accusatorio parte dal presupposto di un pubblico ministero che raccoglie e coordina gli elementi della prova da raggiungersi nel corso del dibattimento, dove egli rappresenta una parte in causa. Gli occorrono, quindi, esperienze, competenze, capacità, preparazione anche tecnica per perseguire l’obbiettivo. E nel dibattimento non deve avere nessun tipo di parentela col giudice e non essere, come invece oggi è, una specie di para-giudice. Il giudice, in questo quadro, si staglia come figura neutrale, non coinvolta, al di sopra delle parti. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. Chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’Esecutivo”.
Partire da queste dichiarazioni, rilasciate da Giovanni Falcone il 3 Ottobre 1991 al giornalista di “Repubblica” Mario Pirani, è indispensabile per non lasciare alla sola diatriba politica l’importanza della riforma costituzionale sulla Giustizia.

Questa, ancora in fase d’approvazione e con tutta probabilità sottoposta a referendum, non può essere analizzata solo dal punto di vista politico.
non possiamo lasciare che il tutto venga semplificato a una semplice contrapposizione tra governo e magistratura, o tra maggioranza e opposizione. Questa riforma è la vittoria del garantismo sul giustizialismo che attanaglia il nostro Paese dal 1992 ad oggi
è bene sottolineare che la riforma non intacca minimamente l’indipendenza della magistratura, che aldilà di proteste e scioperi, nè esce potenziata o meglio attuata.
La riforma infatti, oltre a separare le carriere concorsuali di magistrati giudicanti e magistrati requirenti, prevede lo sdoppiamento dell’attuale CSM in due CSM distinti. Viene inoltre istituita un’Alta Corte disciplinare, organo indipendente con competenza esclusiva sulle questioni disciplinari che riguardano magistrati giudicanti e requirenti.
Ma il punto di svolta è l’introduzione del sorteggio per la nomina dei componenti dei due CSM.
Come fa un magistrato ad essere realmente indipendente se può essere sottoposto a pressioni correntizie?

Lo scandalo Palamara, la Loggia Ungheria, hanno scoperchiato un vaso di pandora che molti addetti ai lavori denunciavano da anni. La presenza delle correnti ha sporcato la figura del magistrato italiano. Un sondaggio realizzato da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera mette in luce una realtà sconcertante. Noi italiani, cresciuti con il mito di Falcone e Borsellino, riponiamo nella magistratura una fiducia scarna; si fidano della magistratura solo 4 italiani su 10.
Non perchè il 60% degli italiani è berlusconiano o meloniano, semplicemente perchè troppe volte ha riconstrato faziosità nell’apertura di alcune indagini, sia che fossero nei confronti di politici affini sia che lo fossero negli avversari
Dal ’92 ad oggi sono ben 7 i Presidenti del Consiglio messi sotto indagine, di questi solamente uno ( Berlusconi) condannato per un reato finanziario sul quale potremmo parlarne a lungo.
Le nuove norme serviranno a ridare la credibilità perduta ai magistrati, lasciando le sterili polemiche politichesi al passato, guardando ad un futuro di garantismo e libertà. Gli oppositori della riforma giudicano irrelivante l’introduzione della separazione delle carriere, perche negli ultimi anni solo 0,8% dei magistarti annualmente decide di cambiare “casacca”. Vero,numeri pressochè irrilevanti, ma è irrilevante anche una condanna di un cittadino che si trova ad essere giudicato e inquisito da due magistrati che, facendo parte dello 0,8%, hanno intrecciato le loro carriere?
Non è una questione di numeri, è una questione di principi. Il principio dell’individuo al di sopra dello Stato, e non viceversa. I principi liberali, alla base dlelo Stato di diritto.
Comments