top of page
Cerca

Una Riflessione Liberale sulla Cannabis e la Legalizzazione

  • Luca Vassallo
  • 22 nov 2024
  • Tempo di lettura: 8 min

La verità è che dobbiamo stare attenti a non "pungerci" con certe retoriche e trasformarci in socialisti, quelli che dicono: “Voglio legalizzarla perché così possiamo tassarla, far fallire le imprese, sussidiarle e prenderne il controllo di Stato.” Scherzi a parte, la cannabis è una pianta che ha accompagnato l'uomo da millenni. I suoi usi terapeutici sono noti da oltre tremila anni, ma la sua utilità va ben oltre la medicina. È stata utilizzata per la creazione di tessuti come abiti e corde, vele per la navigazione e oggi trova impiego nell’edilizia come materiale per la bioedilizia, nella purificazione dei suoli inquinati, nella cattura di CO2, e nei settori alimentare, cosmetico e chimico. Pensiamo solo alla carta di canapa, più resistente e sostenibile di quella tradizionale. E non finisce qui: la canapa industriale ha il potenziale per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, con applicazioni che vanno dalla produzione di bioplastiche ai biocarburanti. In un’epoca in cui la sostenibilità è al centro di qualsiasi dibattito globale, la cannabis si propone come una risorsa ecologica straordinaria. La coltivazione della canapa richiede poca acqua, non necessita di pesticidi chimici aggressivi, e contribuisce a migliorare la qualità del suolo. Non è solo una pianta versatile, ma anche un alleato prezioso per contrastare la crisi climatica.


Non sembra poi così male, vero? Eppure, se tutto questo sembra idilliaco per la coltivazione, la pianta ha un particolare che ha destato scalpore: le sue infiorescenze contengono sostanze psicoattive, i famosi cannabinoidi, che si legano a recettori specifici nel nostro cervello, producendo diversi effetti. Questi effetti vanno da sensazioni di rilassamento e miglioramento dell'umore, a possibili utilizzi terapeutici nella gestione del dolore, dell'ansia e di altre patologie. Ma allora, se ha così tanti utilizzi e benefici, perché la cannabis è stata resa illegale? È stato forse per motivi scientifici legati alla mortalità, alla dipendenza estrema o alla distruzione della società? A quanto pare, la risposta è no.


La sua criminalizzazione ha origini che vanno ben oltre la scienza. Il vero nemico, come spesso accade, è stato il solito noto: le lobby e le corporazioni oltre che la stigmatizzazione razziale specialmente verso i messicani. Il potenziale della cannabis, coltivabile facilmente da chiunque, rappresentava una minaccia troppo grande per industrie consolidate come quella farmaceutica, del tabacco, dell’alcool e persino del petrolio. Così, con un’alleanza silenziosa, sono riusciti a mettere sotto accusa ogni parte della pianta, relegandola a un’unica categoria: quella delle droghe pericolose. Per secoli, tabù e falsi miti hanno alimentato l'ostilità verso questa pianta, trasformandola in un tema di scontro ideologico. Da una parte, chi ignora le ricerche scientifiche e le esperienze internazionali, restando ostinatamente contrario a ogni forma di liberalizzazione. Dall’altra, una sottocultura di sinistra radicale che ha fatto della cannabis un simbolo di ribellione.



Noi vogliamo proporre una visione diversa. Una visione liberale. Non parliamo di promuovere il consumo indiscriminato, ma di una regolamentazione intelligente, che permetta di sfruttare al meglio le potenzialità della pianta senza pregiudizi. La legalizzazione non deve essere una questione di ideologia, ma di pragmatismo, di libertà individuale, di opportunità economiche e di riduzione dei rischi per la società. Informare, normalizzare e conoscere la cannabis è il primo passo per aprire un vero dibattito in Italia.


Difesa dei giovani: una responsabilità per il futuro Uno dei principali timori sollevati dai critici della legalizzazione è la possibilità che un regime legale possa incentivare l’uso di droghe tra i giovani. Tuttavia, le esperienze di paesi che hanno già legalizzato la cannabis dimostrano che, al contrario, la regolamentazione può proteggere meglio i giovani dai rischi associati al consumo precoce. In Canada, dove la cannabis è legale dal 2018, studi hanno mostrato che la percentuale di giovani che utilizzano cannabis non è aumentata significativamente dopo la legalizzazione. Anzi, il consumo di cannabis tra i giovani è in calo, come dimostrano i dati del Canadian Cannabis Survey del 2021. La regolamentazione ha reso più difficile l’accesso ai minori e ha spostato il mercato verso canali legali e controllati, riducendo l’influenza del mercato nero. Inoltre, la legalizzazione ha permesso di avviare campagne di prevenzione ed educazione, basate su fatti concreti e ricerche scientifiche, che informano i giovani dei rischi del consumo, promuovendo così una cultura della responsabilità. Un’altra lezione importante arriva dagli Stati Uniti, dove stati come Colorado e Washington hanno legalizzato la cannabis ormai da diversi anni. Uno studio del 2019 pubblicato su JAMA Pediatrics ha evidenziato che nei primi due stati a legalizzare la cannabis non c’è stata alcuna crescita nell’uso tra i giovani, mentre in alcuni casi si è osservato un calo. Questo è stato attribuito al fatto che, una volta regolamentato, l’accesso alla cannabis è soggetto a controlli rigorosi, che rendono più difficile per i minori entrare in contatto con essa. Inoltre, legalizzare consente di separare nettamente il mercato della cannabis da quello delle droghe pesanti, riducendo l’esposizione a sostanze più pericolose.


I vantaggi della legalizzazione per i giovani italiani:

  1. Protezione dai mercati illegali: In un mercato illegale, chi vende cannabis spesso vende anche droghe più pesanti, esponendo i giovani a rischi maggiori. La regolamentazione, al contrario, separa nettamente la cannabis dalle altre sostanze, offrendo ai giovani un ambiente più sicuro e controllato.

  2. Accesso limitato ai minori: Nel mercato nero non ci sono controlli sull’età, mentre una regolamentazione legale potrebbe garantire che l’acquisto sia riservato solo agli adulti, proprio come avviene per l’alcool e il tabacco. Ad esempio, in Colorado, il rigoroso controllo dell’età ha reso difficile per i minori accedere alla cannabis, con sanzioni pesanti per chi viola la legge.

  3. Educazione e prevenzione: La legalizzazione non riguarda solo la vendita e il consumo, ma anche l’educazione. Nei paesi dove la cannabis è legale, le campagne di prevenzione sono state rafforzate, basandosi su dati scientifici e non su falsi miti o allarmismi. I giovani italiani meriterebbero lo stesso approccio, un sistema educativo che li informi correttamente sui rischi e li aiuti a fare scelte consapevoli.

  4. Riduzione delle dipendenze: Contrariamente a quanto si teme, la regolamentazione non promuove l’uso di droghe, ma permette un approccio più trasparente e responsabile. Eliminare il mercato nero riduce l’esposizione dei giovani a sostanze adulterate o pericolose e permette di monitorare meglio i casi di abuso, con interventi tempestivi.

  5. Un futuro libero da dipendenze pericolose: Legalizzare la cannabis consente di sottrarre i giovani dall’influenza del crimine organizzato e di mercati illegali pericolosi, offrendo loro un futuro più sicuro. Il vero obiettivo della legalizzazione è garantire che i giovani possano crescere in un contesto informato, protetto e libero da dipendenze devastanti.


Guardiamo ai vantaggi economici e sociali che potrebbe portare la legalizzazione, prendendo spunto dalle idee di Milton Friedman, un economista liberale che ha sempre sostenuto che lo Stato non debba interferire nelle scelte individuali, se queste non danneggiano gli altri. La legalizzazione della cannabis, in un regime legale e regolamentato, offrirebbe agli individui la libertà di decidere per sé, senza l’ombra della criminalizzazione. Antonio Martino, allievo di Friedman e uno dei fondatori di Forza Italia, era altrettanto convinto che il governo dovesse lasciare che gli individui prendessero le proprie decisioni, affermando che “la libertà è responsabilità individuale.” Sosteneva che lo Stato non dovesse imporsi come arbitro morale, ma solo garantire che le scelte degli individui non danneggiassero la società.

  1. Libertà individuale: Friedman sosteneva che ognuno dovrebbe essere libero di scegliere, purché le sue scelte non danneggino gli altri. La cannabis, in un regime legale e regolamentato, offrirebbe agli individui la libertà di decidere per sé, senza l'ombra della criminalizzazione. La proibizione, infatti, non ha mai funzionato nel ridurre il consumo. Al contrario, ha alimentato il mercato nero, arricchendo le organizzazioni criminali e mettendo a rischio la sicurezza dei consumatori.

  2. Riforma fiscale e nuove opportunità economiche: La legalizzazione della cannabis non deve essere vista come un'opportunità per lo Stato di aumentare le tasse a scapito dei cittadini, ma piuttosto come un modo per ridurre il peso della criminalità e liberare il potenziale del libero mercato. Attraverso una regolamentazione leggera e trasparente, si potrebbe creare un mercato competitivo e innovativo, dove le imprese private, grandi e piccole, possono operare in un regime di concorrenza leale. Questo porterebbe a una crescita economica, alla creazione di posti di lavoro e all'emergere di nuove imprese, senza l'intervento oppressivo dello Stato. Le entrate fiscali, derivanti da una tassazione moderata e non punitiva, potrebbero essere utilizzate per ridurre altre tasse più dannose per l'economia, favorendo così un ambiente più favorevole all'impresa e alla libertà individuale. In questo modo, la legalizzazione non diventa uno strumento di controllo statale, ma una via per favorire la prosperità e l'innovazione attraverso il libero scambio.

  3. Fine del mercato nero e riduzione della criminalità: Milton Friedman ha sempre evidenziato come la criminalizzazione di qualsiasi prodotto popolare crei mercati neri pericolosi. La legalizzazione toglierebbe potere alle mafie e alle organizzazioni criminali che lucrano sul traffico illegale di cannabis, riducendo la violenza legata a questo mercato clandestino. Inoltre, i consumatori avrebbero accesso a prodotti più sicuri, regolamentati e testati. L'idea che la legalizzazione della cannabis possa spingere la mafia a intensificare il suo business delle droghe pesanti, specialmente tra i giovani, è un argomento utilizzato da chi si oppone alla regolamentazione, ma i fatti non supportano pienamente questa tesi. In paesi dove la cannabis è stata legalizzata, come alcuni stati degli USA o il Canada, non ci sono prove concrete che dimostrino un aumento significativo del consumo di droghe pesanti tra i giovani.


Al contrario, la legalizzazione ha avuto diversi effetti positivi che contrastano la criminalità organizzata:

  1. Riduzione del mercato nero: La regolamentazione della cannabis toglie ai gruppi criminali una parte significativa del loro guadagno. Se il consumatore può acquistare cannabis legale, controllata e sicura, non ha più bisogno di rivolgersi ai canali illegali, indebolendo così le reti criminali che trafficano anche altre droghe.

  2. Separazione tra mercato della cannabis e droghe pesanti: In un mercato illegale, chi vende cannabis spesso vende anche altre sostanze, creando una pericolosa vicinanza tra chi cerca solo cannabis e le droghe pesanti. La legalizzazione separa questi mercati: chi vuole cannabis può acquistarla in modo legale senza essere esposto all'offerta di droghe più pericolose.

  3. Controllo e prevenzione: Legalizzare e regolamentare permette di avere più controllo sull’età minima per l’acquisto e di sviluppare campagne di prevenzione e informazione mirate ai giovani, qualcosa che il mercato nero non offre. Questo rende più difficile per i minori accedere alla cannabis, riducendo l’esposizione ai rischi.

  4. Meno risorse per la mafia: Legalizzare non solo toglie guadagni alla criminalità, ma permette anche allo Stato di destinare maggiori risorse a combattere traffici di droghe più pericolose, invece di disperdere energie nel perseguire consumatori di cannabis. In sintesi, la legalizzazione della cannabis non sembra portare a un aumento del traffico di droghe pesanti o a un aumento del consumo tra i giovani. Anzi, può contribuire a ridurre l'influenza delle mafie, regolamentando il mercato e promuovendo la sicurezza dei consumatori.

  5. Riduzione della spesa pubblica: Oggi, una quantità spropositata di risorse pubbliche viene spesa per la repressione del consumo di cannabis. La polizia, la giustizia e le carceri sono impegnate in una lotta contro una sostanza che, in molte parti del mondo, è già stata normalizzata. Legalizzarla permetterebbe di liberare queste risorse per destinarle a vere emergenze sociali.

  6. Promozione della ricerca scientifica e dei benefici medici: Con la cannabis fuori dal regime di proibizione, la ricerca scientifica potrebbe finalmente esplorare a fondo il suo potenziale terapeutico, ampliando l’accesso a cure per malattie croniche, dolore neuropatico, epilessia e molto altro. In un mercato legale, i pazienti avrebbero accesso a medicinali sicuri e controllati, senza dover ricorrere a soluzioni illegali o inefficaci.


In conclusione: La legalizzazione della cannabis in Italia non deve essere una battaglia ideologica o politica, ma una scelta di buon senso, supportata da fatti e dati. È una questione di libertà, di diritti, di economia e di salute pubblica. Se vogliamo davvero modernizzare il nostro Paese, è ora di abbandonare i pregiudizi del passato e guardare al futuro con mente aperta e pragmatica. Legalizzare significa aprire nuove opportunità economiche, ridurre i costi della repressione, migliorare la salute pubblica e, soprattutto, rispettare la libertà degli individui. È il momento di un vero cambiamento.


Luca Vassallo






 
 
 

Comments


bottom of page